giovedì 29 aprile 2010

IPSE DIXIT è la nuova rubrica che vivrà solo con i contributi volontari degli studenti e involontari dei prof!!
Siete invitati a mandare le perle dei prof all' indirizzo della redazione o personalmente a Clarissa Vantaggiato (IV d). Le più belle saranno pubblicate. L' unica regola che rispetteremo è che non pubblicheremo i nomi dei protagonisti (studente, docente o....spia!).
ipse dixit_1

Prof: "Nell’otre che Eolo dà a Ulisse c’erano tutti i venti tranne uno, quindi c’erano diciannove venti!" (no comment)

Prof: "Guardatemi negli occhiali" (contaci...)

Studente: "Prof, mi sta venendo mal di testa..."
Prof: "Eh...alla tua età il fumo fa male!" (e alla sua?!?!?!)

Ancora un prof: "A cosa usi la testa? A dividere le orecchie?"

Stesso prof: "Chi ha orecchie per intendere intenda, altrimenti va in roulotte" (ci ho anche pensato su...!)

Finale: "Il prof. ha sempre ragione…perché ha la penna dalla parte del tappo!" (saggezza professorale...)

mercoledì 28 aprile 2010

Ritoccare una Costituzione


di Lorenzo Paladini

I tempi delle dieci tavole di Mosè sono ormai ben lontani. Se Dio avesse saputo che le sue prescrizioni sarebbero divenute leggi per tutti tranne che per una ristretta èlite, dieci piaghe non sarebbero bastate. Ma come già detto, i tempi cambiano.
C'è chi si è stufato di dover rispettare delle regole, e soprattutto se si è in grado di... ritoccarle.

E' così che arriva la moda delle leggi ad personam e delle leggi vergogna. In quattro anni se ne contano undici, tutte provenienti da chi di legislatura ne capisce parecchio. Il capo dello stato dà così libero sfogo alla sua penna, firmando la legge sul legittimo impedimento, per salvare Berlusconi e i ministri dai processi. Un atto davvero nobile, se non avesse il piccolo difetto di essere incostituzionale.
Prima di questa ne vengono altre dieci: indulto extralarge esteso ai reati dei "colletti bianchi", il decreto Mastella per distruggere i dossier della security Telecom, l'ordinamento giudiziario Mastella-Castelli, la legge salva-Pollari, il Lodo Alfano, la norma della penultima finanziaria che raddoppia l'IVA a Sky, i due pacchetti di sicurezza Maroni contenenti norme razziali anti-ROM e anti-immigrati, lo scudo fiscale Tremonti, ultimo, il decreto salva liste del Pdl.
Se a tutto ciò ci aggiungiamo di contorno programmi censurati e bavagli all'informazione si potrebbe proprio dire che siamo usciti dai binari. Tuttavia se si facesse un salto indietro nel tempo si scoprirebbe che le leggi ad personam non sono andate di moda solo quest'anno.

Nel '94, anno di insediamento del primo governo Berlusconi, proprio il fratello del Cavaliere viene accusato di corruzione. Fortunatamente arriva il decreto "Biondi", che vieta la custodia in carcere per reati come la corruzione.
Nel 2003 emergenza falso bilancio ma si decide che va depenalizzata. Il fato volle che il premier avesse 3 processi per falso bilancio.
Le cinque più alte carche dello Stato, sommerse da lavoro e scartoffie, vengono continuamente disturbati per recarsi qualche oretta in tribunale.
Tutto ciò naturalmente è intolleranbile, anche se quattro di queste cariche non hanno affato processo, ma una ne ha abbastanza per tutte.
In ogni caso, il Lodo Schifani congela tutti i processi verso questa autorità.
Con il terzo governo Berlusconi, ci sono ancora delle cariche pubbliche che non riescono a concentrasrsi nella frenesia dei tribunali.
Così il Lodo Alfano copre queste cariche, in questo caso quattro, di cui sempre tre senza processi.

Un altro vezzo della magistratura è quello delle intercettazioni telefoniche.
Naturalmente Berlusconi difende il popolo italiano dalle invasioni della privacy, classificandoli come vere e proprie spie.
Tutto questo ci offre solo un piccolo spiraglio di un paese che come Dante ha smarrito la retta via, ritrovandosi nella selva oscura delle leggi vergogna, della corruzioni e dei falsi in bilancio.

Giornali e TV: l' anello debole della democrazia?


di Lorenzo Paladini

"L'informazione è un diritto fondamentale dell'uomo e la pietra di paragone di tutte le libertà''


I regimi totalitari hanno impresso nelle menti delle generazioni successive un monito molto grave.
Indipendentemente dall' ideologia da essi rappresentata, gli Hitler, gli Stalin non sono esseri diabolici e sovrannaturali che hanno conquistato il potere: essi erano uomini, senza dubbio violenti e megalomani, ma nient' altro che uomini che hanno raggiunto il potere con il consenso popolare.
Come è stato possibile tutto questo? Semplice.
Attraverso promesse di una condizione di vita migliore (ad esempio lavoro e ricchezza per tutti) in una situazione economica decisamente critica unite a uno spesso strato di propaganda, calpestando ogni forma di libertà e utilizzando mezzi di comunicazione per addormentare la coscienza critica dei cittadini.

Questi regimi difficilmente potrebbero ricrearsi nel mondo Occidentale odierno poiché la democrazia ha ormai raggiunto una forma piuttosto matura. Tuttavia ciò non ci da la certezza che il cittadino sia immune a un controllo delle coscienze.
Il mito del "villaggio globale" è molto bella: tutte le barriere di comunicazione vengono abbattute, tutti sanno di tutti e vengono informati di tutto.
Ma in realtà siamo solo sommersi da centinaia di notizie che provengono da fonti che crediamo essere efficaci, puntuali e soprattutto affidabili.

Invece, soprattutto quando si tratta di notizie riguardanti la politica, giornali e agenzie svolgono sempre meno il lavoro di inchiesta, ma si limitano a rivolgersi agli uffici stampa del potere, senza effettuare ulteriori riscontri. E il potere, si sa, opera sempre per mettersi in buona luce e non certo per informare correttamente.
Nell' ambito del governo, nonostante sembri strano per una democrazia matura dove ci si aspetta che il bene del cittadino venga prima di tutto, addirittura prima del benessere dei nostri funzionari statali, le scelte politiche ( che avranno influenza sulla vita di migliaia di persone) vengano effettuate in tal modo secondo criteri... di marketing.
Di conseguenza, l' obiettivo non è più compiere le giuste scelte, ma strappare il consenso pubblico.

Ruoli da protagonista hanno i giornali e le televisioni, divenuti ormai proprietà di chi ha il potere, non più mezzi di corretta informazione popolare.
Il cittadino ha solo l'illusione di decidere, in quanto è solo "spettatore" delle decisioni di pochi.

Tutto ciò fa pensare che nel nostro Paese la democrazia debba ancora trovare la propria strada, solo dopo aver eliminato le barriere fatte di ipocrisia, corruzione e disinformazione.
La nostra attenzione deve essere focalizzata sulla ricerca di un sistema che funzioni, che possa assicurare un futuro ai giovani e che sia di tipo meritocratico. Più di ogni altro, siamo noi che possediamo l' incarico di rivoluzionare il sistema e costruire una società basata sull' uguaglianza, sull'informazione e incentrata su di un unico obiettivo: il benessere del cittadino.

lunedì 26 aprile 2010

Italia multietnica: una convivenza difficile

di Stefano Cappello
“La repubblica riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell’uomo, sia come singolo sia nelle formazioni sociali ove si svolge la sua personalità e richiede l’adempimento dei doveri inderogabili di solidarietà politica,economica e sociale” (governo)

Mai come oggi in un’Italia che sta affrontando il lungo cammino verso una probabile ripresa economica ed in direzione di un’auspicata, seppur lenta e graduale evoluzione solidale dei rapporti sociali, le parole dell’art.2 della Costituzione dovrebbero essere avvertite nella nostra coscienza come un valore assoluto, cioè, valido per tutti i tempi della storia.

Forse,l’Assemblea Costituente avrà scritto quell’articolo pensando di porre le condizioni che impedissero il ripetersi delle grandi ferite che sei anni di guerra avevano inferto alla dignità umana.Per questo motivo i nostri padri Costituenti avranno suggerito ai parlamentari dei decenni successivi di astenersi dall’emanare leggi che potessero ferire i diritti che i cittadini acquisiscono non solo per mezzo di un pezzo di carta scritto ma bensì per virtù della natura,cioè,sin dalla nascita come i diritti alla vita,alla pari dignità sociale ed all’uguaglianza davanti alla legge.

I Padri Costituenti avranno sicuramente voluto raccomandare ai componenti delle Assemblee legislative di orientare la loro attività di legislatori rispettando anche i diritti che la stessa natura ha dato alle persone ovvero la possibilità di riunirsi liberamente, senza alcun limite in organizzazioni e in gruppi sociali, nei quali le società di ogni tempo hanno potuto esprimere la naturale tendenza a partecipare spontaneamente ad una vita di relazione nella quale ci possa essere spazio per lo spirito di solidarietà,che impedisce, o, almeno limita le disuguaglianze economiche tra le persone.

Credo poi che non si sbagli se si pensa che fra le proposizioni di quell’articolo possa intendersi inclusa anche la raccomandazione affinché i nostri attuali legislatori considerassero anche i cittadini stranieri, residenti in Italia, come degni degli stessi diritti inviolabili, riconosciuti ai cittadini italiani, dal momento che i diritti alla vita, alla pari dignità sociale, e quelli a questi assimilabili sono dati dalla natura, non dal singolo stato in cui si nasce.
Questa mia considerazione è nata dopo aver constatato che il nostro paese, negli ultimi anni, è stato meta di un forte aumento del tasso migratorio che ha fatto però emergere altrettante gravi problematiche riguardanti purtroppo episodi di intolleranza etnica. A dir poco preoccupanti sono i risultati di alcuni studi riguardanti i giovani e il rapporto con la società, effettuati dal centro di ricerche SWG. Ne risulta che, su un campione di duemila ragazzi, di età compresa tra i 19 e 29 anni, sei su dieci vedevano nell’immigrato un uomo che ruba, che delinque, in poche parole, un esempio negativo per la società.

Mi sorge lecita una domanda: non eravamo stati anche noi italiani un popolo migratore non molto tempo fa? Il nonno mi parlava delle sue “avventure”, quando era in giro per il mondo in cerca di lavoro per mantenere la famiglia, allo stesso modo permettetemi di dirlo, in cui oggi girano per le nostre strade poveri Magherbini e Centro-africani. Sul volto del nonno ci sarà stata la stessa speranza di riscatto da un a vita di stenti e umiliazioni.
Eppure nelle strade di oggi c’è incomprensione, pregiudizio e indifferenza quando non proprio paura!

I Padri Costituenti, se avessero dovuto scrivere quell’articolo 2, forse qualche parola alla condizione dello straniero e alla persona comunque diversa dai cittadini dello stato, forse, l’avrebbero aggiunta.

L’UTOPIA DIVENTA REALTÀ


PON Vir-ligio 2009-2010
Nasce il giornale dell’Istituto Virgilio


di Giacomo Attanasio

Fatto da giovani e indirizzato a tutti quest’anno è nato il giornale dell’ istituto Virgilio: Agorà vir-ligio.
Iniziando dalle basi siamo arrivati a un buon livello di preparazione giornalistica, aiutati dagli esperti Davide Stasi, Rossella Bufano, dal grafico Douglas Rapanà e dal professore Stefano Nuzzoli come tutor.


Giorno dopo giorno, incontro dopo incontro abbiamo imparato come e con quali metodi scrivere un articolo e come formare una redazione giornalistica. Grazie a questi fattori e soprattutto grazie all’impegno di ogni membro e collega del gruppo siamo riusciti a coronare un progetto in cantiere da molto tempo ma mai completato: Il giornale scolastico.

Tanti gli intoppi e altrettanti i problemi iniziali, (indisponibilità di laboratori principalmente), ma finalmente il Liceo Virgilio ha un suo giornale scolastico on-line corredato ad un blog.
Il blog è stato scelto proprio per la sua comodità mediatica e la sua semplicità. Tramite il blog Agorà vir-ligio ,fruibile tramite il sito Blogger, pubblichiamo i nostri articoli collaborando assiduamente tra noi e soprattutto autonomamente.
La possibilità di edizioni cartacee è nitida grazie ai fondi del PON 07 e alla nostra capacità produttiva.

Un progetto utopistico inizialmente si è trasformato in un impegno mensile per raccontare gli avvenimenti e ,alle volte, dare la nostra impressione su ciò che succede all’interno ed all’ esterno della nostra scuola.

Il corsivo di Vir-ligio - Filobus a Lecce


Filobus: soluzione urbanistica o spreco?

Da anni ormai questo dilemma sembra non avere risposta.

di Mario Caputo, Marco Meo, Eleonora Miglietta, Cecilia Passabì, Liliana Passiatore, Alessandro Trabucco

I cittadini di Lecce continuano a vedere fili sospesi per aria e grossi pali dall’estetica discutibile per le strade, ma del mezzo rivoluzionario neanche l’ombra. Il peso dei 44 milioni stanziati dall’Unione Europea per il progetto inizia a farsi sentire.

Ma andiamo con ordine. I lavori della retificazione urbana sono iniziati nel 2006 durante l’amministrazione Poli Bortone, e sono stati terminati dall’attuale sindaco Paolo Perrone.

Dopo anni di lavori e disagi stradali, il progetto sembra essere completo, tanto che nel maggio del 2007 il primo filobus attraversa le strade della città con a bordo sindaco e vice sindaco ed altre personalità. Dopo questo primo “assaggio” tutto sembrava pronto, anche le polemiche dei mesi precedenti sembrava si fossero un po’ attenuate, ma dopo quel bus inaugurale, non se ne sono visti altri. A dire il vero i bus ci sono, ma sono abbandonati nel deposito di via Merine, e cominciano ad arrugginire. Recentemente le polemiche dei cittadini si sono riaccese, tanto da andare a finire su “Striscia la notizia” che ha mostrato un ritratto poco edificante della nostra Lecce.

L’intera città si è quindi spaccata di nuovo. Fra chi contesta vivacemente l’introduzione di questo mezzo, ritenendolo una spesa inutile ed eccessiva, oltre che un aggravio per le vie cittadine già ingolfate di veicoli d’ogni tipo. E chi sostiene il progetto comunale come soluzione urbanistica del traffico, dell’inquinamento e della viabilità urbana: “l’elettricità porterà vantaggi, la città respirerà aria più pura”.

Inoltre ci si chiede chi ha deciso il percorso. Se vi sono zone di disagio della città perché non raggiunte dai servizi pubblici, esse saranno maggiormente escluse, con grossi problemi per i cittadini di queste aree, che saranno comunque costretti a prendere la macchina.

Ma ora chiediamoci: vogliamo davvero restare a guardare impotenti davanti a questo spreco di denaro pubblico? Vogliamo davvero vedere i nostri soldi bruciarsi come fili dell’elettricità? Ma diciamocela tutta. Il progetto non funzionava sin dall’inizio: pali e fili simili a ragnatele hanno offuscato il cielo di Lecce, il suo barocco, negando un’estetica già poco valorizzata. Alberi tranciati di netto, hanno fatto posto a file di “alberi” di acciaio (e vorremmo risolvere il problema dell’inquinamento?).

Ma la speranza è l’ultima a morire. Se si farà un’opportuna informazione sull’uso dei mezzi pubblici, (e perché no delle piste ciclabili), e soprattutto se l’amministrazione comunale vorrà davvero realizzare questo progetto tanto atteso, forse qualcosa cambierà e vedremo finalmente i filobus in azione e non soltanto un immaginario “Uomo Ragno” che volteggia tra le ragnatele elettriche della nostra città.


martedì 20 aprile 2010

Fine settimana col botto


Sempre più giovani muoiono sulla strada
Governo e giovani responsabili alla pari

di Ilaria Longo e Dario Palermo

509 morti nel fine settimana. Questo il dato del ministero dell’Interno del 2009 ma il numero degli incidenti stradali mortali aumenta sempre più. Come conferma l’Organizzazione mondiale della sanità le vittime sono tutte sotto i quarant’anni, soprattutto adolescenti e neo-maggiorenni. Ecco perché il fine settimana per molti giovani coincide con la fine della vita. Il 44,6 per cento di questi incidenti avviene, come sostiene l’Istat venerdì e sabato.

L’alcol è una delle principali cause delle “stragi del sabato sera”. Il tasso alcolemico consentito per mettersi alla guida è 0,5 grammi per litro di sangue. Tuttavia distribuzione sconsiderata e controlli inadeguati ne favoriscono l’abuso. L’Istat ha rilevato che in Italia il test dell’etilometro è stato effettuato dalle pattuglie solo sul tre per cento dei guidatori, mentre la media europea è del 16 per cento. L’uso smodato di alcolici ha come effetti collaterali sottovalutazione del pericolo, tempi di reazione più lunghi, minore capacità di concentrazione, sonnolenza, alterazione del senso della distanza, della velocità e delle capacità visive e maggiore sensibilità all’abbagliamento.

Le droghe rappresentano un problema già di per sé spinoso. Nei luoghi tipici di ritrovo dei giovani come le discoteche è diffusa la circolazione di sostanze illecite. Per chi si mette alla guida assumerle può essere una condanna a morte. Oppiacei come oppio, morfina ed eroina provocano diminuzione dei riflessi e deficit sensoriale fino a sei ore. Hashish e marijuana causano difficoltà nella messa a fuoco e alterazioni spazio-temporali dalle tre alle sei ore. Allucinogeni quali mescalina ed LSD procurano eccitazione e perdita dei propri limiti. Ecstasy produce aggressività e stanchezza, e sonnolenza una volta terminato l’effetto.

La stanchezza provocata dall’assunzione di alcool e droghe è una causa molto letale. Può concorrere anche “fare le ore piccole”. Infatti tra le quattro e le sei del mattino la possibilità di appisolarsi è di dieci volte superiore rispetto al resto del giorno. Studi medici rilevano inoltre che dopo l’uscita dalla discoteca l’udito è sfasato per tre-quattro ore. (fonte: spaziogiovani)

Un recente esempio delle morti sulle strada è fornito dall’AGI, che ha registrato tra venerdì 26 e domenica 28 marzo trentotto morti. Tredici di questi avevano meno di trent’anni. La causa del 30 per cento di questi incidenti è la perdita del controllo del veicolo. Ci sono stati dodici morti solo tra le 22 e le 6 del mattino. (fonte: AGI)

Accanto all’incoscienza dei guidatori è evidente la responsabilità di un governo che non riesce a responsabilizzare i giovani che si devono mettere alla guida. Gli accorgimenti adottati fin qui per cercare di risolvere il problema come la patente a punti non possono evitare la morte di persone troppo sconsiderate per preoccuparsene. Controlli da parte delle forze dell'ordine ai luoghi amati dai ragazzi, invece, sono tutt’altro che superflui per evitare queste “stragi”.
Vedi anche: